Piove, non piove…è questo il problema?
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Piove, non piove…è questo il problema?

Piove, non piove…è questo il problema?

Dopo un’estate così calda, qualche temporale più che estivo e l’autunno avviato, la domanda sorge spontanea: L’acqua c’è o non c’è? Insomma, che si tratti di una risorsa limitata e preziosissima è affermazione quasi scontata, ma cosa significa realmente essere a corto d’acqua? E cosa stiamo facendo per gestire una risorsa così preziosa?

Per gli abitanti delle aree più sviluppate, l’acqua corrente in casa rientra nella normalità: quante volte, anche sbagliando, lasciamo un rubinetto aperto in cucina o in bagno in attività multi-tasking come quella culinaria o nei pensieri (o ancora sogni…) rallentati mattutini? Eppure sempre più spesso si parla di siccità, di una pioggia che non scende o che, se  anche scende, non è mai abbastanza. In effetti gli articoli letti in tema siccità nei mesi estivi ci hanno fatto un po’ paura. Basta ricercare su internet parole come acqua e siccità per navigare tra notizie italiane che diffondono allarmi in tema di scarsità d’acqua e delle ripercussioni economiche conseguenti.

Acqua e Cambiamento Climatico

Che la siccità sia legata al cambiamento climatico è un fatto assodato, ma non in modo così lineare né necessariamente immediato e molto dipende dall’area geografica di riferimento. Il report tecnico prodotto dall’IPCC su cambiamento climatico e l’acqua, dichiara tra i suoi punti di sintesi proprio questo:

“Entro la metà del XXI secolo, si prevede che la  media annuale dei corsi d’acqua dei fiumi e la disponibilità d’acqua dovrebbe aumentare a causa del cambiamento climatico a elevate latitudini e in alcune aree tropicali umide e diminuire su alcune regioni secche a metà latitudine e nei tropici.”

Un articolo pubblicato da il The Guardian, riprendendo proprio il report dell’IPCC, sintetizza bene la connessione tra cambiamento climatico e disponibilità dell’acqua. Un effetto del riscaldamento è infatti lo scioglimento dei ghiacciai che comporta non soltanto una dispersione dell’acqua dolce nelle acque salate (poco impattante per la fornitura dell’acqua), ma anche un maggiore deposito di acqua nell’atmosfera, con un conseguente aumento del rischio di piogge più violente quando l’aria si rinfresca, cosa di cui si sente spesso parlare in quest’ultimo periodo. L’aumento della temperatura inoltre può comportare lo scioglimento di ghiacciai nell’entroterra, con un conseguente aumento della disponibilità dell’acqua in un primo momento, che però andrebbe a diminuire nel medio-lungo termine. Chi già soffre di un clima secco vede invece un aumento della siccità e della scarsità d’acqua.

Come per tutti gli scenari sviluppati intorno al fenomeno del cambiamento climatico le previsioni sono effettuate a livello globale e poco può essere detto su scale più piccole. Eppure gestire sostenibilmente una risorsa come quella idrica dipende molto dal contesto territoriale di riferimento. Nonostante le incertezze legate alle previsioni su scale ridotte, è indubbio che le informazioni in nostro possesso dovrebbero portarci ad assumere un atteggiamento di precauzione nell’uso e allo sviluppo di strategie di conservazione e mantenimento dell’acqua.
E in effetti, quello di una migliore gestione dell’acqua è anche un Obiettivo di Sviluppo Sostenibile fissato dalle Nazioni Unite, che oltre all’accesso di acqua potabile equo ed universale, punta anche a migliorare la qualità dell’acqua riducendo l’inquinamento, eliminando le discariche e minimizzando il rilascio di sostanze e materiali chimiche pericolose, dimezzando la proporzione di acqua utilizzata e non trattata e aumentando sostanzialmente il riciclo e il riuso sicuro dell’acqua a livello globale.

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Disponibilità d’acqua e qualità delle Infrastrutture Idriche

Con queste riflessioni volgiamo lo sguardo all’Italia dove il problema si conferma essere, più che la disponibilità d’acqua, la qualità delle infrastrutture e la gestione del suo trattamento.

In una notizia ANSA di questo luglio, per esempio, vengono riportati alcuni dati forniti da Coldiretti secondo cui “Ogni anno vanno persi quasi 9 litri di pioggia su 10. Eppure l’Italia resta un paese piovoso, con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali, se ne trattiene solo l’11%.”.

La Commissione Europea ci ha recentemente multato per il mancato adeguamento del trattamento delle acqua reflue urbane rispetto alle direttive europee in vigore, attivate proprio per una migliore gestione della risorsa idrica ed un minore impatto delle acque non trattate sull’ambiente e le comunità.   I centri abitati rilevati inadeguati sono parecchi e tanti al sud, soprattutto in Sicilia, la regione messa peggio e che però impone anche le bollette più salate.   

L’intera Italia necessita però di investimenti infrastrutturali, che ammonterebbero a circa 5 miliardi di euro all’anno invece dei 2 miliardi attualmente spesi. Tale cifra dovrebbe consentire a recuperare il gap infrastrutturale e di meglio gestire la disponibilità d’acqua che al momento nella nostra terra c’è.

Insomma il problema sembra essere particolarmente gestionale e, forse ancora di più, strategico. Il cambiamento climatico ci impone di adottare una visione di più lungo periodo e più articolata in termini di gestione dei rischi e di alternative da considerare per una gestione attenta delle risorse. Teniamolo a mente ogni volta che vedremo piovere o, al contrario, si sentirà parlare di siccità in Italia. Perché con la risorsa acqua proprio non si scherza….perlomeno noi non vogliamo proprio farlo.