Sant’Agata, la patrona di Catania
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Sant’Agata, la patrona di Catania

Per chi non lo sapesse Sant’Agata è la patrona di Catania ed è una vera e propria istituzione. In prossimità della sua celebrazione, noi di InCampagna vi proponiamo la prospettiva di alcuni dei nostri produttori e partner di origine catanese…

Nel 2017 la festa di Sant’Agata è stata riconosciuta a livello regionale come come Eredità Immateriale, entrando nel registro REIS – il registro delle eredità immateriali della Sicilia. E in effetti, la celebrazione della patrona di Catania coinvolge tutta la città per tre lunghi giorni – dal 3 al 5 febbraio per l’esattezza –  in modo veramente appassionato e la sua celebrazione ha una rinomanza che oltrepassa i confini nazionali, diventando una vera e propria occasione di visita esperenziale della nostra terra.

Come si celebra Sant’agata è facilmente ricercabile già andando nel sito istituzionale del comune di Catania. Qui abbiamo preferito farci dare un’opinione da chi, tra i nostri produttori e partner del catanese, da anni vivono questa celebrazione e la città. Gli abbiamo chiesto di darci la loro visione di Sant’Agata, cosa ammirano di più della celebrazione e cosa vorrebbero vedere migliorato. La palla passa quindi a loro…e vedrete le differenti prospettive con cui Sant’Agata è vissuta da ciascuno!

Pinella Costa, Presidente Associazione Gusto di Campagna e titolare di Agricola&Co

Sant’AGATA è la Santa Patrona di Catania. La ricorrenza religiosa ricade il 5 febbraio in memoria del Suo martirio avvenuto nel 251 d.C. durante il proconsolato di Quinziano in Sicilia.

La storia di Agata – bellissima vergine cristiana di nobili origini torturata con lo strappo dei seni per non volere rinnegare la sua fede – nel corso dei secoli si è arricchita di significati religiosi, di miti, di usanze e di leggende frutto della ricchissima creatività popolare dei catanesi.

La solenne festa si svolge dal 3 al 5 febbraio con un programma tradizionale che storicamente coinvolge in un rapporto viscerale tutto il tessuto della città.

La sacralità dei riti deriva dal culto pagano di Iside, dea della femminilità che inventò l’agricoltura, la tessitura e il ricamo. Alla profonda spiritualità religiosa della festa – che vive i suoi momenti più significativi nel Triduo, nella Messa dell’Aurora e nel solenne Pontificale – si frappongono gli aspetti folcloristici e gastronomici.

I protagonisti principali sono i numerosissimi “devoti”, uomini e donne di tutte le età che, chiesta una grazia alla Santa, per voto indossano una veste bianca, detta “sacco” e portano con fede sulle spalle per tre giorni e tre notti giganteschi ceri accesi, gocciolanti e fumanti. Tra preghiere, canti e fuochi d’artificio, due processioni accompagnano la “vara” con la Santa per le vie principali decorate a festa – nel giro esterno del giorno 4 e nel giro interno del giorno 5 – con momenti di grande suggestione e partecipazione e al grido del “capovara” TUTTI DEVOTI TUTTI?  si leva un coro di CETTO, CETTO, sia dalla folla che dai balconi delle case  tradizionalmente aperte a parenti e amici per il passaggio della Santa e delle “candelore”.

In tutte le pasticcerie e in tutte le case si preparano le “olivette” di marzapane in leggendaria memoria della miracolosa produzione di frutti, avvenuta su un ulivo rinsecchito, al passaggio di Agata condotta in carcere.

Un altro dolce che fa bella mostra di sé nelle vetrine e sulle tavole delle case in festa sono le “minnuzze” delizie di ricotta – in due versioni: cassatella e frolla – che ricoperte di glassa bianca e una ciliegina rievocano iconograficamente i seni strappati.

La festa di Sant’Agata gode ormai di fama mondiale e per molti viaggiatori curiosi di introdursi tra i DEVOTI, è il pretesto per scegliere una vacanza invernale  in Sicilia.

L’Associazione culturale Gusto di campagna – che coniuga cultura, agricoltura e turismo –  propone in Sicilia gli itinerari “AgricolTOUR” composti su misura da OFFICINA sulla base dei desideri del viaggiatore e sulla base della stagionalità delle produzioni agricole. Nel calendario di Febbraio –  insieme alla luce, alle giornate tiepide dell’inverno siciliano, ai mandorli in fiore, al paesaggio sempreverde degli agrumeti punteggiati di arance, all’Etna maestosa e pacifica, all’accoglienza calorosa nelle aziende agricole socie, alle vivaci cooking class in agriturismo, alle cantine, alla cucina collegata alla terra….e molto ancora –  la FESTA non può mancare!

Francesco Leotta, produttore di Limoni a Catania

Tutti, nei giorni a Lei dedicati, ci sentiamo devoti e legati a Sant’Agata, martire e patrona (protettrice) della nostra città e la sentiamo quanto mai vicina e presente.

Incredibili e particolarmente coinvolgenti sono le sensazioni che si provano nel vedere la grande partecipazione di ‘cittadini’ che con il caratteristico saio bianco si riversano lungo le strade per seguire la Santa, gli sforzi immani affrontati dai giovani per portare i ceri sulle spalle, alcuni pesanti anche cento chili e i coreografici e spettacolari fuochi d’artificio della sera del tre o del cinque notte.

Particolarmente carichi di suggestione sono i momenti dell’uscita dalla Cattedrale e del passaggio davanti al Monastero delle Clarisse in via Crociferi, dove le suore di clausura Le  rendono omaggio intonando un canto mentre tutti intorno si zittiscono, rimanendo avvolti in un silenzio surreale.

Noi cittadini catanesi, ma anche chi ha la fortuna di vivere la festa da semplice turista, veniamo coinvolti da un sentimento collettivo di partecipazione e in alcuni casi di venerazione, che poco spazio ha, in realtà, nella vita di tutti i giorni.

Personalmente vivo la festa di Sant’Agata forse più da turista nella mia città che da vero e proprio devoto, lasciandomi beatamente trasportare dal calore e dalle manifestazioni di affetto verso la Santa che si toccano in ogni angolo delle strade cittadine.

Devo dire che non sono d’accordo con l’eccessiva presenza di camion di panini e leccornie di vario tipo posizionati agli angoli delle strade che non aiutano la dimensione spirituale della festa, così come con  le cattive abitudini di alcuni ‘devoti…’ che,  specialmente negli anni passati, cercavano l’occasione per dimostrare la loro forza imponendo ritmi e regole che nulla avevano da spartire con la festa.

Ma tant’è Sant’Agata è lì e penso che da dove si trovi rivolge uno sguardo benevolo verso la sua Città e una preghiera per tutti i devoti e i cittadini, catanesi e non.

Tutti devoti tutti … Cittadini …. Viva Sant’Agata!!!

Francesca Valenziani, azienda agricola F.lli Valenziani a Carlentini

E’ da tanto che ho perso il contatto “fisico” con la festa di Sant’Agata. Conservo sensazioni e suggestioni risalenti a quando ero piccola, e della festa percepivo il passaggio festoso e colorato delle Candelore e il profumo dello zucchero caramellato e delle mandorle tostate e delle olivette di marzapane. L’atmosfera intima e quasi innaturale creata dalle luci dei ceri riflessa sulla segatura messa a rivestire le basole di pietra lavica. La devozione silenziosa e raccolta della messa dell’aurora e poi quella sfarzosa ed incontenibile della processione e del “semu tutti devoti tutti?” Ed i fuochi d’artificio, così forti e potenti che te li sentivi nelle viscere e ti costringevano a strizzare gli occhi. E’ poi c’era Lei, Agata, il cui velo, nei racconti dei grandi, era capace di incredibili cose, che fosse fermare la lava che scendeva giù inesorabile dalla “muntagna”, le scosse di terremoto o la forza distruttrice degli uomini. Ecco, per me Agata è l’anima forte e coraggiosa della mia città, è il riscatto e la resistenza contro ingiustizia ed indifferenza, è il senso di appartenenza ad una comunità, così come L’Etna, “femmina” anche Lei, che è vita ed energia. A modo mio, credo di essere anch’io una “devota”…

Ringraziamo Salvo Nicolosi, Alberta Dionisi e Pinella Costa per averci consentito l’uso delle foto pubblicate in questo articolo.